Tax Credit per le imprese “creative”: che cos’è e come funziona?

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Tax Credit del 30% per le imprese culturali creative: ecco tutte le novità introdotte dalla legge di Bilancio 2018 sull’agevolazione fiscale per i costi sostenuti per le attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali.

Il Tax Credit viene riconosciuto nel limite di spesa di 500.000 euro per il 2018 e di un milione di euro per il 2019 e il 2020 e rappresenta un’importante incentivo per la crescita del settore culturale e della creatività dato che rappresenta una grande opportunità di sviluppo per l’economia italiana.

La guida si propone di approfondire che cos’è il Tax Credit per le imprese “creative” e culturali e come funziona l’agevolazione fiscale.

Tax Credit per le imprese “creative”: che cos’è e chi può accedervi

Alle imprese culturali e creative viene riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 30% dei costi sostenuti per attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali e creativi.

Le imprese possono accedere al credito d’imposta nel rispetto dei limiti relativo agli aiuti “de minimis”. Il credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione ai fini dell’imposta regionale sulle attività produttive.

Inoltre, il Tax Credit 2018 per le imprese creative non concorre alla determinazione del rapporto per la deducibilità degli interessi passivi, delle spese e degli altri componenti negativi ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione mediante Modello F24.

Chi può beneficiare dell’agevolazione fiscale? Tutte le imprese culturali e creative che sono definitive dalla normativa come “unità produttive o i soggetti che svolgono attività stabile e continuativa, con sede in Italia o in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno degli Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo, purché siano soggetti passivi di imposta in Italia, che hanno quale oggetto sociale, in via esclusiva o prevalente, l’ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la conservazione, la ricerca e la valorizzazione o la gestione di prodotti culturali, intesi quali beni, servizi e opere dell’ingegno inerenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, alle arti applicate, allo spettacolo dal vivo, alla cinematografia e all’audiovisivo, agli archivi, alle biblioteche e ai musei nonché al patrimonio culturale e ai processi di innovazione ad esso collegati.” (cfr. articoli 1, commi 57 a 60 Legge n. 205/2017).

Si tratta di organizzazioni culturali non profit composte prevalentemente da giovani e con spiccate caratteristiche rivolte alla creatività, innovatività e alla sostenibilità.

Tali unità produttive e di erogazione di servizi operano prevalentemente nei settori di arte, cinema, musica, danza, teatro e patrimonio storico artistico e arti visive.

Meno tasse per chi investe in cultura: quali sono i benefici?

Investire in cultura significa investire nella crescita economico-sociale del Paese attraverso una partnership di risorse pubbliche e private. Un contributo molto importante è costituito dalle erogazioni liberali effettuate da persone fisiche, aziende ed enti non commerciali che decidono di destinare una parte delle proprie risorse e risparmi cumulati all’arte creativa ed alla cultura.

Un’altra rilevante forma di sostegno al comparto delle imprese creative e culturali è costituita dall’incentivo per la “Creazione di nuove imprese nell’industria culturale”, il quale finanzia il team di persone fisiche che vogliono costituire un’impresa, purché la costituzione avvenga entro 30 giorni dalla comunicazione di ammissione alle agevolazioni o per le imprese costituite in forma societaria da non oltre 36 mesi, comprese le cooperative.

Nel “pacchetto Cultura Crea” rientra l’incentivo per il “Sostegno ai soggetti del terzo settore dell’industria culturale”, il quale finanzia imprese e soggetti del terzo settore (ONLUS ed imprese sociali). Le agevolazioni sono concesse nei limiti del regolamento “de minimis” e prevedono un contributo a fondo perduto fino all’80% della spesa ammessa, elevabile al 90% in caso di impresa costituita da donne o giovani.

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