Sostenibilità in azienda: dagli obblighi ESG alle opportunità di crescita

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Cava de’ Tirreni, 25 marzo 2025. In una sala gremita di imprenditori locali, va in scena un incontro dal titolo significativo: “Bilancio e cultura aziendale di sostenibilità: i principi ESG applicati al mondo delle imprese”. L’evento – promosso dall’associazione Cava Sviluppo in collaborazione con Banca Monte Pruno – parte da una constatazione chiave: dal 2026 il bilancio di sostenibilità diventerà un obbligo per le imprese. Come trasformare questo nuovo adempimento in un trampolino di lancio per la crescita? Su questo interrogativo si sono confrontati esperti d’azienda, finanza locale e mondo accademico, offrendo spunti preziosi su come i principi ESG possano fare la differenza nel tessuto imprenditoriale locale.

Cristian Milione, Presidente di Cava Sviluppo, sottolinea: “Questo incontro riflette l’impegno costante della nostra associazione nel sostenere concretamente gli imprenditori cavesi, affrontando temi cruciali e promuovendo una cultura aziendale orientata alla sostenibilità e all’innovazione. Un ringraziamento particolare va alla Banca Monte Pruno, partner prezioso che continua a sostenere le nostre iniziative rivolte allo sviluppo e al benessere delle imprese del territorio.

Cosa sono i principi ESG e perché contano

L’acronimo ESG sta per Environmental, Social & Governance – in italiano: Ambiente, Sociale e Governance. Sono i tre pilastri della sostenibilità in ambito aziendale, criteri con cui si valuta il comportamento di un’impresa oltre il mero risultato economico. In pratica: Ambiente riguarda l’impatto ecologico (emissioni, energie rinnovabili, rifiuti); Sociale attiene al rispetto di dipendenti, comunità e clienti (condizioni di lavoro, iniziative per la comunità, inclusione); Governance infine concerne la gestione etica e trasparente dell’azienda (dirigenti, anticorruzione, diritti degli azionisti).

Questi principi contano sempre di più perché misurano il “valore aggiunto” di un’impresa in termini di responsabilità. Un’azienda attenta agli ESG dimostra di saper guardare al lungo periodo: riduce rischi, costruisce fiducia e si allinea alle aspettative di consumatori e investitori moderni. Non a caso, “la sostenibilità non è più un’opzione, ma una necessità”, come è stato sottolineato durante l’evento. Integrare criteri ESG significa infatti verificare, misurare e valorizzare il reale impatto di un’azienda sul mondo – un passaggio ormai cruciale per garantire una produzione e un business coerenti con standard ambientali, sociali e di buona governance.

Dal bilancio obbligatorio all’opportunità di crescita

Proprio l’introduzione dell’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità dal 2026 segna un punto di svolta normativo per il mondo produttivo. Fino ad oggi solo le grandi aziende erano tenute a pubblicare una Dichiarazione Non Finanziaria, ma a breve l’orizzonte si estenderà a molte più imprese (in base alle direttive UE recepite in Italia). Può sembrare un onere in più, ma gli esperti insistono: questo adempimento va visto come un’occasione. Un’azienda che rendiconta le proprie performance ESG in modo serio sta in realtà investendo su sé stessa, preparandosi a essere più solida e competitiva.

I fatti danno loro ragione. Molte PMI italiane non hanno aspettato l’obbligo: negli ultimi tre anni il numero di bilanci di sostenibilità pubblicati è raddoppiato, e ben il 46% di questi report proviene da piccole e medie imprese. È un dato sorprendente, perché per le PMI la rendicontazione ESG è ancora volontaria – segno che c’è chi vede nella sostenibilità un fattore strategico. Le motivazioni? Da un lato la lungimiranza di chi vuole farsi trovare pronto all’appuntamento normativo del 2026, dall’altro i vantaggi concreti che già oggi spingono in questa direzione: clienti più attenti all’eco-compatibilità, grandi aziende che chiedono fornitori sostenibili, bandi e appalti che premiano certi standard. In sintesi, chi gioca d’anticipo sugli ESG non lo fa solo per “dovere”, ma perché ne intravede un ritorno.

Di quali vantaggi parliamo? Eccone alcuni, particolarmente rilevanti per le PMI:

  • Efficienza e risparmio – Adottare pratiche sostenibili spesso significa ottimizzare i processi: meno sprechi, meno consumi energetici, quindi costi operativi ridotti. Un esempio tipico è l’efficientamento energetico degli impianti o il riciclo dei materiali, che tagliano spese e migliorano la produttività.
  • Reputazione e accesso al mercato – Un’impresa che si prende cura dell’ambiente e della comunità costruisce una migliore immagine. Questo attrae clienti sempre più sensibili alla sostenibilità e rafforza i rapporti con partner e fornitori. In molti settori, avere credenziali ESG diventa un fattore di preferenza: aiuta a differenziarsi dai concorrenti e ad accedere a nuove fasce di mercato.
  • Finanziamenti e credito facilitato – Il mondo finanziario sta integrando gli ESG nella valutazione delle aziende. Le banche tendono a finanziare le PMI sostenibili più dell’azienda media (+11% di erogazioni), mentre chi ignora questi aspetti rischia il contrario (le imprese con punteggi ESG molto bassi hanno visto un calo del 6% nel credito concesso). Il motivo è anche nei numeri del rischio: le PMI con elevati standard ESG registrano tassi di default inferiori del 34% rispetto alla media. In altre parole, un’azienda “green” è percepita come più solida e affidabile. Inoltre stanno nascendo strumenti finanziari ad hoc (prestiti “verdi”, fondi dedicati) che favoriscono chi investe in progetti sostenibili.
  • Innovazione e adempienza futura – Lavorare su progetti ESG stimola innovazione interna: nuovi prodotti, nuovi modelli di business e competenze che rafforzano l’azienda. Significa anche non farsi cogliere impreparati dalle norme di domani. Chi oggi sperimenta soluzioni a basse emissioni o iniziative di welfare aziendale, domani sarà già allineato a standard che per altri saranno novità obbligate. In questo senso la sostenibilità diventa un processo di miglioramento continuo che rende l’impresa più reattiva e resiliente ai cambiamenti di scenario (normativi e di mercato).

Vale la pena notare che sul territorio nazionale esiste ancora un certo divario: le PMI del Nord Italia mostrano in media indici ESG più alti di quelle del Sud. Ad esempio, uno studio ha rilevato che regioni come Lombardia e Trentino-Alto Adige guidano per “adeguatezza ambientale” delle imprese, mentre Sicilia e Calabria figurano agli ultimi posti. Ciò evidenzia una sfida particolare per il Mezzogiorno, ma anche un’opportunità: colmare questo gap significa rendere le aziende del Sud più competitive e pronte a intercettare investimenti. Eventi come quello di Cava de’ Tirreni nascono proprio per accelerare questa transizione nel contesto locale, facendo rete tra chi può dare l’esempio e chi offre supporto.

L’esperienza di Flex Packaging: innovazione sostenibile nel packaging

Un caso concreto di sostenibilità “applicata” sul territorio viene da Flex Packaging AL S.p.A., azienda con sede proprio a Cava de’ Tirreni. Vincenzo Messina, Direttore Generale di Flex Packaging, ha portato al convegno la prospettiva dell’industria manifatturiera. Il settore in questione è quello degli imballaggi flessibili per alimenti e altri beni di largo consumo: Flex Packaging produce confezioni multistrato (plastica, carta, alluminio) che garantiscono la protezione dei prodotti. Nata come fornitore su misura per piccole imprese alimentari, l’azienda è cresciuta fino a servire clienti in tutta Italia ed Europa, con un fatturato vicino ai 35 milioni di euro nel 2023. Oggi conta 6 linee produttive e rappresenta un attore di rilievo nella “Packaging Valley” campana (il distretto dell’imballaggio che ha uno dei suoi poli proprio a Cava).

Ma ciò che rende interessante Flex Packaging è come abbia messo la sostenibilità al centro della propria strategia. Messina spiega che innovazione, qualità e attenzione all’ambiente viaggiano insieme nella mission aziendale. Non sono parole di rito: negli ultimi anni l’azienda ha avviato azioni tangibili in ottica ESG. Eccone alcune:

  • Certificazione ambientale – Flex Packaging ha conseguito la ISO 14001, standard internazionale che attesta un sistema di gestione ambientale efficiente. Questo implica monitorare e migliorare continuamente l’impatto ecologico di processi e prodotti.
  • Economia circolare in pratica – In fabbrica nulla (o quasi) viene sprecato. Dal 2022 l’azienda applica un sistema di reverse logistics per riutilizzare gli imballaggi di ingresso: ad esempio i pallet di legno su cui arrivano le materie prime vengono catalogati e reimpiegati invece di finire tra i rifiuti. Allo stesso modo si punta a recuperare e riciclare gli scarti di produzione. Sono iniziative che riducono gli sprechi e i costi, trasformando un problema (lo smaltimento) in una risorsa.
  • Materiali e prodotti più sostenibili – La R&S di Flex Packaging è orientata a sviluppare soluzioni di imballaggio a minore impatto. Si stanno creando nuove linee di packaging con carta riciclata e bio-inchiostri, in modo da sostituire gradualmente parte dei materiali tradizionali con alternative eco-friendly. L’obiettivo è immettere sul mercato confezioni sempre più riciclabili e leggere, senza però compromettere la qualità e la sicurezza (un punto cruciale nel packaging alimentare).
  • Tecnologie pulite e formazione – L’azienda investe in macchinari all’avanguardia, automatizzati e a basso consumo, per migliorare l’efficienza produttiva. Ha inoltre partecipato a programmi formativi finanziati (come il piano ECO.FORM.E) proprio per educare il personale ai principi della sostenibilità e dell’economia circolare. Questo crea una cultura aziendale condivisa, dove ogni dipendente è coinvolto nel raggiungimento degli obiettivi ESG.

L’esperienza di Flex Packaging dimostra che anche una PMI del Sud può essere pioniera nell’integrare gli ESG nel proprio modello di business. I risultati sono concreti: l’azienda si è rafforzata sul mercato grazie alla sua reputazione di partner affidabile e “green”, capace di offrire soluzioni su misura ai clienti mantenendo alti standard qualitativi. Durante il suo intervento, Vincenzo Messina ha evidenziato come scelte come queste – dalla riduzione degli sprechi alle certificazioni – non solo fanno bene all’ambiente, ma creano valore aggiunto per l’impresa stessa. In altre parole, sostenibilità e competitività industriale possono andare di pari passo, e Flex Packaging ne è la prova sul campo.

Il ruolo della banca locale: Banca Monte Pruno e la transizione ESG

Dal mondo produttivo a quello finanziario locale: Cono Federico, Direttore Generale della Banca Monte Pruno, ha portato al tavolo del convegno la voce di chi sostiene le imprese sul territorio. La Monte Pruno è una banca di credito cooperativo profondamente radicata tra le province di Salerno e Avellino, da sempre vicina al tessuto delle piccole imprese e delle famiglie. Oggi questo istituto si è dato una mission chiara in ottica ESG: essere “vicino alle persone, alle imprese, ai territori” perseguendo finalità sociali, culturali ed economiche coerenti con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Non a caso, dal 2023 il gruppo di appartenenza (Cassa Centrale) ha aderito al Global Compact delle Nazioni Unite, impegnandosi formalmente su diritti umani, standard ambientali e lotta alla corruzione.

Ma al di là dei principi dichiarati, come può una banca locale incidere concretamente sulla transizione ESG? Cono Federico lo spiega bene: la sostenibilità per Banca Monte Pruno non è solo un dovere normativo, ma un’opportunità di crescita e sviluppo per le imprese e per il territorio. In pratica, significa che la banca vede nella trasformazione verde e sociale delle aziende un volano anche per l’economia locale, e vuole accompagnarla attivamente. Ci sono vari modi in cui questo si realizza:

  • Crediti e finanza sostenibile – Monte Pruno, come molte banche attente agli ESG, sta integrando nuovi criteri nella concessione dei finanziamenti. Progetti di efficientamento energetico, innovazione ambientale o iniziative con ricadute sociali positive possono ottenere corsie preferenziali nell’accesso al credito. Al contrario, attività percepite come non sostenibili potrebbero in futuro trovare più ostacoli. È un trend in linea con quanto si vede a livello nazionale: l’ESG diventa parte della valutazione del rischio e del merito creditizio. Per l’imprenditore locale questo si traduce in un incentivo concreto: investire in sostenibilità oggi può facilitare l’ottenimento di un prestito domani.
  • Consulenza e formazione – Una piccola impresa potrebbe non avere al suo interno tutte le competenze per affrontare tematiche ESG. Ed ecco che la banca locale può fare da guida, offrendo consulenza strategica. Monte Pruno, ad esempio, organizza convegni (come quello di Cava) e workshop per spiegare come integrare i principi ESG nel modello di business. Il messaggio ai clienti è chiaro: non siete soli in questo cambiamento. La banca stessa sta formando il proprio staff sui temi della sostenibilità (partecipando anche a masterclass specifiche) per essere pronta a supportare imprenditori e professionisti nel percorso.
  • Prodotti dedicati – Accanto ai tradizionali servizi bancari, stanno emergendo prodotti finanziari ESG-oriented. Si va dai finanziamenti agevolati per chi investe in energie rinnovabili o tecnologie pulite, alle polizze “verdi”, fino ai fondi comuni che privilegiano titoli di aziende sostenibili. Una banca territoriale come Monte Pruno può fungere da tramite affinché anche le PMI locali accedano a queste opportunità. Inoltre, essere banca cooperativa, per sua natura attenta all’impatto sociale, la pone in sintonia con iniziative di microcredito e supporto a start-up innovative nel campo green.

Durante l’evento, Cono (Federico) ha ribadito che il sistema bancario ha un ruolo chiave nell’accompagnare le aziende in questo percorso, fornendo strumenti finanziari adeguati e consulenza strategica per integrare gli ESG nei modelli di business. Investire nella sostenibilità oggi significa avere aziende più resilienti e competitive domani, ha affermato, sottolineando come anche per una banca “di paese” sia giunto il momento di considerare la sostenibilità un imperativo e non più un optional. La Monte Pruno, insomma, si propone come partner degli imprenditori locali in questa sfida: condividendo i medesimi obiettivi e giocando, per così dire, “nella stessa squadra” per costruire un futuro più sostenibile per tutto il territorio.

L’apporto dell’università: ricerca e conoscenza sugli ESG

Il terzo punto di vista messo in luce a Cava de’ Tirreni è quello accademico, rappresentato da Roberto De Luca, ricercatore del Dipartimento di Scienze Aziendali – Management & Innovation Systems (DISA-MIS) dell’Università di Salerno. Il mondo universitario svolge un duplice ruolo su questi temi: da una parte studia gli ESG in relazione all’economia d’impresa, dall’altra forma la prossima generazione di manager e fornisce strumenti scientifici a chi oggi guida aziende.

Roberto De Luca, in particolare, si occupa di ricerche che collegano la sostenibilità alle performance finanziarie aziendali. Un progetto attivo dell’Università di Salerno mira proprio a verificare la correlazione tra l’adozione di strumenti di finanza sostenibile, gli investimenti “green” effettuati e i risultati economici delle imprese. In parole più semplici, si sta analizzando se (e in che modo) le imprese che investono in sostenibilità ottengono poi benefici anche nei numeri di bilancio, nel valore d’azienda o nella capacità di attrarre capitali. Un altro filone di ricerca coordinato da De Luca ha riguardato lo sviluppo di metodologie per elaborare rating ESG e valutarne l’impatto sulle performance economico-finanziarie. Si tratta di studi importanti, perché dotano le aziende – anche le PMI – di modelli e indicatori per misurare i propri progressi in ambito ESG in modo oggettivo.

Nel suo intervento al convegno, De Luca ha quindi portato evidenze e strumenti a supporto di quanto gli altri relatori hanno affermato. Ad esempio, la ricerca accademica conferma che imprese con migliori performance ESG tendono ad essere finanziariamente più sane, sia perché mitigano certi rischi (ambientali, reputazionali, legali), sia perché beneficiano di condizioni migliori sul credito e sul mercato dei capitali. Inoltre, l’università collabora attivamente con le imprese del territorio attraverso progetti e consulenze: questo aiuta a tradurre le teorie in pratiche aziendali concrete. Formazione è un’altra parola chiave: l’Università di Salerno organizza corsi e seminari per diffondere la cultura ESG tra imprenditori e professionisti (basti pensare ai master e agli eventi divulgativi a cui lo stesso De Luca partecipa, dal Cilento alla Valle dell’Irno). L’idea di fondo è che la transizione sostenibile passi anche dalla conoscenza: capire davvero cosa significano gli ESG, come implementarli e come monitorarli nel tempo. Un contributo, quello accademico, che assicura rigore e visione di lungo periodo alle scelte aziendali.

ESG come leva di crescita per le imprese locali

Il dibattito svoltosi a Cava de’ Tirreni ci consegna un messaggio positivo e concreto: i principi ESG – ambientali, sociali e di buona governance – possono trasformarsi da semplice obbligo normativo a leva strategica di crescita e competitività, anche per le piccole imprese locali. L’entrata in vigore dell’obbligo di bilancio di sostenibilità nel 2026 non va vista con timore, ma come lo stimolo finale ad abbracciare una trasformazione che è già in atto. Come abbiamo visto attraverso le diverse voci dei relatori:

  • Un’azienda manifatturiera può innovare prodotti e processi riducendo impatti e costi, e così rafforzare la propria posizione sul mercato (il caso Flex Packaging lo dimostra).
  • Una banca del territorio può fare da motore di cambiamento, premiando chi investe in sostenibilità e offrendo supporto attivo, in modo che nessuna impresa resti indietro in questa transizione (l’esperienza di Monte Pruno ne è un esempio).
  • Il mondo accademico e istituzionale fornisce dati, competenze e formazione per orientare le scelte in modo informato, creando un ecosistema in cui pubblico e privato collaborano verso obiettivi comuni.

In sostanza, adottare i principi ESG non significa riempirsi di burocrazia, bensì intraprendere un percorso di miglioramento continuo. Per un imprenditore locale, guardare alla sostenibilità aziendale significa cogliere l’occasione di rendere la propria impresa più innovativa, efficiente e resiliente. Significa anche poter raccontare ai clienti una storia diversa, fatta di impegno verso l’ambiente e la comunità, cosa che oggi viene sempre più apprezzata (e richiesta) dal mercato. E con il supporto di una rete che comprende aziende virtuose, banche locali sensibili e il contributo della ricerca, anche le PMI del Sud Italia possono competere ad armi pari nello scenario nazionale ed europeo.

L’auspicio, emerso forte e chiaro dall’evento a Cava de’ Tirreni, è che la sostenibilità diventi parte del DNA delle nostre imprese. Così, il bilancio ESG non sarà più solo “carta da compilare”, ma il racconto di un nuovo modo di fare impresa: più responsabile verso il mondo e, allo stesso tempo, più vincente sul mercato. In definitiva, essere sostenibili conviene – non solo all’ambiente e alla società, ma anche al business di chi saprà guardare al futuro con questa consapevolezza.

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