Oggi non si vuole più lavorare nei ristoranti
“Oggi nessuno vuole più lavorare in un ristorante“…è il “grido” di Alessandro Borghese che continua rincalzando la dose dicendo: “Non trovo personale, perché oggi, nessuno vuole più lavorare in un ristorante”.
Secondo lui, i ragazzi, non accettano di lavorare come chef perché si tratta di un lavoro faticoso e sottopagato.
Purtroppo, lui continua, senza personale specializzato non si riesce a lavorare in modo ottimale.
E, se i clienti, si dovessero trovare male non torneranno più.
Questo è lo sfogo dello chef Alessandro Borghese al quotidiano “Corriere della sera“.
Il dramma di Alessandro Borghese
Alessandro, racconta che è alla continua ricerca di collaboratori, ma non sempre riesce a trovare qualcuno adatto…
Il problema riguarda sia la sala che la cucina: non sempre si riesce a trovare qualcuno che sia in grado di lavorare bene in questi ambienti senza mettere in discussione la serietà ed il nome del ristorante.
Perché nessuno vuole più lavorare in un ristorante?
Nessuno vuole lavorare nei ristoranti, perché ci si è accorti che fare lo chef, non significa stare sotto i riflettori ma è un lavoro in cui “si dà il sangue” in quanto è un lavoro faticoso e stressante sia fisicamente che mentalmente.
Preparare, organizzare un menù…organizzare il tutto è un continuo essere tesi per stare sempre “all’ordine del giorno”: è uno stress continuo anche controproducente per la salute.
Lavorare nei ristoranti è solo per chi ama il lavoro
La precedente generazione ha lavorato e lavora a ritmi serrati senza nessun tipo di preoccupazione mentre oggi, la mentalità, è cambiata.
Chi inizia questo lavoro vuole garanzie che non sempre esistono…
Vuole ritmi meno frenetici, turni regolari, formazione e percorso di crescita, gratificazione, certezze e stipendi alti: vuole tutto e tutto subito senza pensare che il lavoro (in generale) è sacrificio e questo tipo di lavoro, in particolare, è “abnegazione totale”.
Questo è un lavoro solo per chi lo “ama” veramente: per chi sa che esiste uno spirito reale di sacrificio e non c’è nient’altro a paragone nel momento stesso in cui ci si interfaccia per la prima volta a questo mondo.
Oggi nessuno vuole lavorare più in un ristorante…ieri si! Perché?
Già…perché ieri si ed oggi no?
Perché ieri, si lavorava anche spiccioli e tanto sacrificio senza che nessuno “mettesse mai bocca” a riguardo ma oggi non è così!
I ragazzi, non accettano di essere sottopagati a confronto di ore ed ore di lavoro e non accettano più questi compromessi.
E’ questa un’ulteriore riflessione dello chef noto nel mondo dello spettacolo al “Corriere della Sera”…
Purtroppo, non tutti i giovani, capiscono che questo lavoro è dedizione totale: non c’è altro che tenga nel momento stesso che si inizia questo percorso lavorativo!
Oggi nessuno vuole più lavorare in un ristorante…Perché?
Gli chef patron, che sono brand ambassador della cucina italiana, devono ascoltare le richieste dei propri dipendenti e capire il perché di questa situazione.
Certo, sicuramente, bisognerebbe lavorare in modo diverso con turni e riposi decisi perché è fondamentale avere del tempo di ripresa per se stessi.
Ma, proprio ora, che si sta ripartendo con il lavoro non c’è tempo di pensare a noi: il lavoro deve riprendere e deve essere portato avanti come sempre…alla grande!
Purtroppo non sarà ora il tempo della ripresa personale perché questo sarà solo il tempo della ripresa lavorativa…”dentro ci sarà solo chi vorrà lavorare veramente”!