In un mercato in rapida evoluzione, innovare i modelli di business è diventato fondamentale per la crescita delle imprese. Abbiamo incontrato Paolo Fiorentino, presidente dell’Associazione Italiana Business Designer (AIBD), meglio conosciuta come Business Design Italia, per capire come sta nascendo e crescendo in Italia la comunità dei business designer – i professionisti specializzati nel progettare e innovare il modo di fare impresa. In questa intervista Fiorentino ci racconta la missione dell’associazione, i traguardi raggiunti e le sfide future per diffondere la cultura del business design nel nostro Paese.
Nasce una nuova figura professionale nel 2021
Domanda: L’Associazione Italiana Business Design è relativamente giovane. Come e perché è nata?
Paolo Fiorentino: «Abbiamo fondato l’associazione nel 2021 con l’obiettivo di dare voce e riconoscimento ai business designer italiani. Si tratta di una figura professionale nuova, nata dall’esigenza di aiutare imprese e organizzazioni a innovare il proprio modello di business in modo sostenibile e profittevole. Volevamo unire questi professionisti sotto un’unica bandiera, offrire loro rappresentanza e strumenti di crescita».
Fin dalla sua costituzione, l’associazione si è posta come riferimento per una professione emergente ma importante. La legge 4/2013 sulle professioni non ordinistiche – ovvero quelle non regolamentate da un ordine professionale – ha riconosciuto ufficialmente il ruolo del business designer. Ciò ha permesso all’associazione di nascere come ente di rappresentanza di questi specialisti dell’innovazione aziendale. «Molti professionisti in Italia praticano gli strumenti di Business Design e tanti consulenti si definiscono business designer», spiega Fiorentino, «e abbiamo colto l’opportunità di strutturare una comunità professionale dedicata».
Crescita rapida e riconoscimento ministeriale
Dal 2021 ad oggi l’Associazione Italiana Business Design è cresciuta costantemente. Attualmente conta circa 70 soci distribuiti su tutto il territorio nazionale, a testimonianza di un interesse diffuso verso questo nuovo approccio al business. «Siamo orgogliosi di aver raggiunto decine di colleghi in pochi anni: significa che c’era bisogno di fare rete e condividere esperienze», sottolinea il presidente.
Un traguardo fondamentale è arrivato con il riconoscimento ufficiale da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). L’associazione è infatti iscritta nell’elenco delle associazioni professionali previsto dalla legge 4/2013, il che le consente di rilasciare attestazioni di qualità ai propri membri. «Essere riconosciuti dal Ministero è stato un passo cruciale», afferma Fiorentino. «Possiamo rilasciare ai nostri associati un attestato di qualità professionale. Per le aziende che si rivolgono a un nostro business designer è una garanzia in più: sanno che il professionista ha competenze verificate e aderisce a standard etici e qualitativi». Questa attestazione volontaria, pur non essendo un “albo” formale, tutela sia i consulenti sia i committenti, creando fiducia attorno alla figura del business designer.
Formazione continua: 18 webinar e qualificazione dei soci
Un punto di forza dell’AIBD è l’investimento sulla formazione continua dei propri associati. In soli tre anni di attività, l’associazione ha organizzato 18 webinar formativi online aperti ai soci, oltre a workshop tematici e altre iniziative. I temi trattati spaziano dalle tecniche di design thinking alle strategie di innovazione digitale, fino all’introduzione dell’intelligenza artificiale nel business design. «Vogliamo offrire ai nostri membri un aggiornamento costante», spiega Fiorentino, «perché il nostro mestiere è in continua evoluzione: nuovi strumenti, nuovi trend, nuove sfide. I webinar mensili e gli altri eventi formativi servono proprio a tenerci al passo e a condividere conoscenza all’interno della comunità».
Oltre alla formazione, l’associazione ha ottenuto riconoscimenti ufficiali importanti (come visto, l’iscrizione negli elenchi ministeriali) e ha avviato un processo di qualificazione dei soci. In pratica, è stato sviluppato un percorso interno per valutare e attestare le competenze dei professionisti iscritti. «Abbiamo definito un iter di qualificazione professionale», continua Fiorentino, «così che i soci che lo desiderano possano attestare il proprio livello di esperienza e specializzazione come business designer. È un modo per valorizzare il merito e per aiutare i nostri membri a distinguersi sul mercato». Questo processo prevede la verifica di titoli, competenze ed esperienze, allineandosi ai requisiti della legge 4/2013, e punta a elevare ulteriormente la credibilità della professione.
Collaborazioni e Business Design Camp
Un altro asse fondamentale dello sviluppo di AIBD è la creazione di partnership e momenti di incontro. L’associazione collabora con Confcommercio – la principale confederazione italiana del commercio e dei servizi – attraverso la sezione Confcommercio Professioni. Tale collaborazione permette di ampliare la rete di contatti e di sensibilizzare il mondo imprenditoriale tradizionale sull’importanza del business design. «Far parte di Confcommercio Professioni ci aiuta a dialogare con le imprese su larga scala», commenta Fiorentino. «Possiamo portare le istanze dei business designer ai tavoli nazionali, scambiare buone pratiche con altre associazioni professionali e creare sinergie utili ai nostri associati». Inoltre, grazie a questa alleanza, l’associazione beneficia di una maggiore visibilità e di supporto organizzativo per i suoi eventi sul territorio.
L’evento annuale “Business Design Camp” è forse l’iniziativa più visibile e aggregante promossa dall’associazione. Si tratta di una convention nazionale dedicata al business design, “un momento di confronto e formazione unico nel suo genere”, nelle parole di Fiorentino. Il format prevede due giornate: la prima aperta al pubblico, con conferenze, workshop e tavole rotonde su temi emergenti (dall’innovazione sostenibile alla gestione della complessità aziendale), e la seconda riservata ai soci, durante la quale si svolge anche l’assemblea nazionale annuale dell’AIBD. «Abbiamo immaginato il Business Design Camp come un’occasione per far incontrare la nostra comunità con il mondo esterno», racconta Fiorentino. «Il primo giorno invitiamo imprenditori, manager, studenti e chiunque sia interessato all’innovazione del modello di business, così da diffondere le nostre idee. Il secondo giorno lavoriamo in rete tra professionisti, condividendo esperienze e delineando le strategie future dell’associazione».
L’ultimo Business Design Camp si è tenuto a Napoli venerdì 11 aprile scorso e ha registrato un’ottima partecipazione. Per l’occasione, sono intervenuti ospiti illustri del mondo accademico e imprenditoriale, e non sono mancati momenti di networking informale tra i partecipanti. «Ogni anno vediamo crescere l’entusiasmo attorno a questo evento», osserva il presidente. «Ricordo che solo un paio di anni fa era un esperimento, mentre oggi il Camp è diventato un appuntamento fisso atteso sia dai nostri soci sia da professionisti curiosi di conoscere il business design. È la prova che stiamo costruendo una vera comunità».
Sguardo al futuro: comunità e cultura del business design
Dopo i risultati raggiunti, l’Associazione Italiana Business Design guarda avanti con ambizione. Gli obiettivi per il prossimo triennio ruotano attorno a due direttrici principali: da un lato lo sviluppo della comunità professionale, dall’altro una maggiore diffusione della cultura del business design in Italia. In concreto, Fiorentino spiega che l’associazione intende crescere sia in numero di associati sia in servizi offerti: «Vogliamo ampliare la base dei soci, coinvolgendo professionisti da tutte le regioni e anche giovani talenti che si affacciano a questa carriera. Più siamo e più potremo supportarci a vicenda e far sentire la nostra voce». AIBD lavorerà per creare nuove occasioni di incontro locale, gruppi di lavoro tematici e magari attivare collaborazioni con università e centri di ricerca, così da alimentare il vivaio dei futuri business designer.
Parallelamente, c’è la missione divulgativa. «Diffondere la cultura del business design significa far capire alle imprese di ogni settore e dimensione il valore di questo approccio», afferma Fiorentino. L’associazione prevede di intensificare la presenza in eventi di settore, convegni e media, portando case study di successo e testimonianze concrete. L’orizzonte temporale indicato – il 2027– rappresenta una visione di ampio respiro: «Da qui al 2027 ci piacerebbe che parlare di business design nelle aziende italiane diventasse la normalità. Puntiamo a essere un punto di riferimento consolidato, riconosciuto non solo dai professionisti ma anche dal mercato».
In conclusione, dall’intervista con Paolo Fiorentino emerge il ritratto di un’associazione giovane ma in forte movimento, animata dalla volontà di innovare e fare rete. Con il suo lavoro di rappresentanza, formazione e divulgazione, l’Associazione Italiana Business Design sta gettando le basi per far crescere in Italia una nuova generazione di professionisti dell’innovazione. E, come sottolinea il suo presidente, «il viaggio è appena iniziato».