imprese italiane russia

Le relazioni di partnership produttive e commerciali tra le imprese italiane con le istituzioni della Russia si mantengono improntate al reciproco riconoscimento di capacità di business di qualità. Sul territorio della Federazione le aziende del nostro Paese sono circa 480 per un export che si aggira intorno agli 8 miliardi di euro.

Da dati statistici elaborati dalla Livolsi & Partners, rappresentante esclusivo in Italia della Zes (Zona Economica Speciale) di Stupino, località non lontano da Mosca, si deduce che l’Italia è il settimo Paese fornitore della Russia per una quota di mercato del 4,1%, mentre quella russa è la quattordicesima piazza di destinazione del nostro export, pari all’1,5% del valore nazionale.

Ecco quali sono le imprese italiane in Russia

Quali sono le strategie delle imprese italiane in Russia per far fronte alla crisi portata dal conflitto? Nel primo trimestre 2022 rispetto a quello del 2021, la guerra in corso in Ucraina ha determinato una diminuzione dell’export tra Italia e Russia di circa il 30%, per una perdita di quasi 2 miliardi di euro.

Tuttavia, delle circa 480 imprese italiane che svolgono attività in Russia, il 69% (contro il 42% delle corrispettive del resto del mondo) resiste alla crisi, continuando a esercitare il proprio lavoro (36% contro il 21% mondo), prendendo tempo, rinviando investimenti, ma continuando il proprio giro di affari (20% contro 12%), oppure ridimensionando i collocamenti e riducendo al minimo le operazioni commerciali (13% contro 9%) o ancora Imprese che limitano la maggior parte delle mansioni valutando quando riprendere (16% e 31%) e Imprese che bloccano tutte le attività ed escono dal mercato (13% contro 26% mondo).

Quali strategie dopo la crisi del conflitto in Ucraina?

Tra le numerose imprese operanti sul territorio russo merita particolare attenzione il caso della nota multinazionale del caffè Lavazza la quale ha deciso di sospendere tutte le attività in Russia e ha temporaneamente fermato anche le attività distributive in Ucraina per svolgere un attività solidale sul territorio. L’azienda ha stanziato 500mila euro destinati a varie Ong con le quali lavorano da tempo, donando caffè e raccogliendo una cifra interna gestita da tutte le società del gruppo per poi donarla all’Unicef.

Tra le aziende che rinviano o addirittura fermano gli investimenti vi è anche Barilla.
L’azienda che opera nel mercato alimentare, sul territorio russo dispone non solo di impianti produttivi ma ha anche il controllo di uno stabilimento per commercializzare i suoi prodotti. In un contesto di forte crescita nel 2020 ha deciso di investire 130 milioni di euro nella costruzione di un nuovo stabilimento situato nel distretto di Mosca. Tuttavia l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni commerciali disposte dai governi occidentali contro Mosca, hanno portato la Barilla a stoppare gli investimenti e qualsiasi attività di pubblicizzazione in Russia.

La mobilitazione per Caritas, Unicef e Protezione civile

Il conflitto tra Russia e Ucraina ha inevitabilmente colpito anche il settore dell’abbigliamento. Tant’è che anche l’azienda di calzature Geox per far fronte alla crisi ha sospeso nuovi investimenti in Russia. Sta ritirando il management europeo e ha ridotto gli ordini, nonostante solo un anno fa Geox nella zona Russia-Ucraina aveva totalizzato un fatturato di circa 56 milioni. Geox collabora attivamente con Caritas e Protezione civile per fornire beni di prima necessità alle popolazioni in loco e in Italia.

Altra testimonianza del gravissimo impatto che il conflitto Russia-Ucraina ha avuto sull’imprenditoria italiana in Russia ci arriva dalla decisione del gruppo Campari di ridurre al minimo i suoi servizi di commercializzazione sia in Russia sia in Ucraina sebbene hanno rappresentato complessivamente circa il 3% delle vendite nette consolidate di Campari Group nel 2021.

In Ucraina, dallo scoppio della guerra, la massima priorità del gruppo è garantire la sicurezza dei suoi dipendenti, fornendo tutti gli aiuti finanziari necessari e mettendo a disposizione soluzioni per l’alloggio a favore di coloro che decidessero di lasciare il Paese.
In Russia invece, il gruppo ha ridotto le attività al minimo indispensabile per essere giusto in grado di sostenere il personale durante questa situazione senza precedenti.

Il rincaro di tutti i costi per l’iter di produzione

In conclusione il conflitto tra Russia e Ucraina è un avvenimento storico che ha causato innumerevoli disagi sotto tutti gli aspetti per ogni tipo di attività. Parlando di imprese, le situazioni politiche conseguenti al conflitto hanno portato ad enorme rincaro di tutti i costi per l’iter produzione-commerciale (costo materie prime costo produzione, trasporto e vendita) generando crisi per ogni tipo di impresa di cui si parla che sia grande o media.

Daniele Margarita