Diventare artigiani … un dinosauro in estinzione? Per fortuna no (tanti i casi di successo!)

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Da alcuni secoli, con l’avvento della rivoluzione industriale e, soprattutto, della Quarta Rivoluzione, l’artigianato combatte un’antica battaglia: quella dell’eterna difesa del suo spazio e del suo tempo, delle maestrie, delle abilità manuali, dell’intelligenza pratica. Come affermava Carl Marx “gli artigiani abili ed estrosi sono testardi” e, ancora oggi l’oggetto artigianale affascina. Ma queste sono storie di altri tempi, si potrebbe pensare, invece, sono storie di antica vocazione territoriale e locale che affascinano e caratterizzano da sempre la nostra Italia, o meglio, il nostro Made in Italy. Ma come difendere, proteggere, valorizzare l’oggetto artigianale dall’”invadenza” dei prodotti di bassa qualità che provengono dai Paesi del Sol Levante? Si parla di scomparsa? No, non si deve essere così pessimisti e risoluti, occorre saper competere e ritagliarsi una “nicchia” di mercato.

Puntare sul valore aggiunto e sulla qualità, oltre che sulla maestria e sulle abili doti è il punto strategico per essere artigiani di successo. Tantissimi sono i casi in Italia di Artigiani che, nonostante la crisi, si sono ritagliati uno spazio di operatività in cui puntare e competere. Fattori di rischio, di minaccia, crisi strutturale, calo della domanda sono tutte variabili esogene che devono essere tenute in seria considerazione da un abile soggetto che voglia intraprendere o sia un eccellente Maestro.

Storie di successo e di competizione: un “pezzo” di storia artigianale Made in Italy

E’ quello che concerne un “pezzo” della storia industriale ed economica del nostro Bel Paese, in particolare della ceramica albisolese. Nel savonese, ancora oggi, la produzione della ceramica artistica come agli inizi del secolo non è mai venuta meno. Qui, come agli inizi del XX secolo, il ciclo di produzione della ceramica artistica avviene come un tempo: si procede alla trasformazione della materia prima, artista e ceramista lavorano insieme ed insieme si trasformano in quel processo che tramuta il prodotto stesso. L’esigenza è quella di mantenere in vita e di competere, in un mercato sempre più globalizzato, il rapporto idilliaco tra artista e bottega, accompagnato da una re-interpretazione della squisita tradizione della ceramica albisolese.

La produzione per il mercato nazionale ed internazionale viene ancora realizzata prevalentemente a tornio, ripropone il calligrafico naturalistico: scene mitologiche, decori policromi settecenteschi di ispirazione francese, maioliche, ceramiche nere e gialle tipiche dell’Ottocento e soprattutto, il rinomato e l’intramontabile “Antica Savona o Bianco e Blu”. Questo decoro fu introdotto, alla metà circa del secolo XVII, dalla famiglia Guidobono al cui capostipite Giovanni Antonio (1631-1685) si fa risalire la definizione a chiaro scuro del monocromo turchino. E’ costituito fondamentalmente dalla rappresentazione della figura umana collocata in un paesaggio costituito da un primo piano con cespi vegetali e con piccole rocce e da un secondo piano con prati, alberi, qualche casa o castello e da un piano di fondo con montagne e nuvole. Una decorazione meno impegnativa è costituita dalla raffigurazione di qualche putto soltanto o del solo paesaggio. E’ realizzato su maiolica bianca o azzurrina in monocromia blu ma anche, più raramente, in policromia.

Il territorio che comprende i Comuni delle due Albisole e di Savona si contraddistingue e difende la sua antica maestria, ritagliandosi un buono spazio di produzione. Sono ben 34 le imprese artigiane di ceramica di cui 28 nei Comuni di Superiore e di Mare. Difficile quantificare e stimare il fatturato annuo in mancanza di dati ufficiali, specie per le imprese familiari che sono la stragrande maggioranza. In certi casi si parla anche di fatturati medi annui compresi tra i 100.000 e i 300.000 euro, in altre realtà anche di 35 mila euro.

Il settore ha avuto tempi migliori: un passato di successo basato sulla flessibilità e sulla creatività delle microimprese, oggi la situazione, come si sa, è cambiata e sotto il continuo occhio del ciclone “globalizzazione e competizione” sono emersi parecchi fattori criticità e di potenziale rischiosità.

Tra questi, una mancata politica di innovazione che aggiungesse alla tradizionale flessibilità produttiva, nuovi elementi collegati alla qualità, al design ed al cambiamento dei modelli di consumo. Pensiamo, ad esempio, come si pranzi meno con la tavola bandita in maniera tradizionale (piatti in ceramica, posateria in argento, bicchieri in cristallo e, si preferisca materiali alternativi quali il plexiglass, la plastica, la carta, etc.

Artigianato vs. Grande Distribuzione: competizione e strategia di focalizzazione

Inoltre, l’artigianato è minacciato da una “potente macchina da guerra”: la grande distribuzione che, a differenza del negozio specializzato è in grado di offrire un prodotto standardizzato, di “massa”, quello che gli inglesi chiamano un “value for money”, la cui qualità è di scarso valore ed il prezzo è il fattore discriminante su cui puntare per acquisire quote di mercato e per introitare ed espandere il giro d’affari.

E non finisce qui, oltre alla concorrenza agguerrita della Grande Distribuzione Organizzata, si aggiunge spesso e volentieri l’”ignoranza” dei consumatori: di fronte alla gamma ed all’eterogeneo assortimento di prodotti reperibili in commercio, il consumatore medio dimostra una scarsa conoscenza di quello che possono essere le caratteristiche distintive del prodotto, i materiali utilizzati, le peculiarità della lavorazione e del ciclo di produzione che nobilita e conferisce un “surplus” ed valore aggiunto al prodotto.

Ritornando al case study della ceramica albisolese, i consumatori e clienti confondono spesso e volentieri la ceramica a freddo con quella di seconda cottura, la resina con la porcellana, le decalcomanie con i decori a mano e spesso, l’artigiano ed il commerciante specializzato non è in grado di esprimersi e di battersi per difendere la sopravvivenza del “negozio specializzato per consigliare ed indirizzare le scelte di acquisto del consumatore verso il prodotto artigianale Made in Italy. Ancora una volta, la GDO riesce ad erodere quote di mercato alla distribuzione specializzata ed ai piccoli commercianti ed artigiani al dettaglio.

Cosa fare allora, desistere dall’intraprendere la professione del mastro Artigiano o del piccolo commerciante specializzato? Mai farsi sopraffare e, soprattutto, dobbiamo ricordare che la vera sfida odierna è quella di perseguire una strategia di focalizzazione (di costo e/o di differenziazione, in un’ottica porteriana) che punti a costruire un vantaggio competitivo sostenibile e di grande valore aggiunto per il cliente e per tutti i portatori di interesse nei confronti dell’impresa.

Puntare a difendere il Made in Italy e l’artigianato: il necessario intervento delle istituzioni

A minacciare l’artigianato italiano ed il Made in Italy vi è l’asperrima concorrenza estera, proveniente dall’Est asiatico (Cina, India e Medio-Oriente), l’Europa balcanica ed orientale e, ora, anche la fascia dei Paesi sahariani e dell’America Latina. In pratica, i BRICS ovvero le economie “emergenti” sono coloro che minacciano seriamente la nostra economia nazionale e mettono in atto strategie volte ad imitare copiosamente i nostri manufatti Made in Italy, arrecando un grave danno ed erosione alle Quote di mercato.

Su questo versante, occorre che le scelte di politica economica nazionale e comunitaria siano volte a tutelare e difendere i prodotti nazionali ed autoctoni dalle importazioni di prodotti potenzialmente pericolosi. Di fronte a questa situazione congiunturale difficile, gli obiettivi delle istituzioni politiche ed economiche devono essere volte a sostenere i vari comparti che ci rappresentano nel mondo e sono i nostri “cavalli di battaglia” su cui ancora, si può competere e si deve assolutamente puntare per crescere il PIL e l’occupazione. Facciamo riferimento, ovviamente, a settori di prima industrializzazione automobili-meccanica, tessile (moda, accessori, etc.), arredo, agroalimentare.

L’intervento delle Istituzioni (Ministeri, Stato, Regioni e Enti pubblici competenti) deve essere rivolto a favorire la specializzazione delle unità produttive italiane verso “nicchie” che premino la qualità, l’originalità, la creatività dei manufatti, la specializzazione produttiva e, soprattutto, una politica di defiscalizzazione di incentivi occupazionali, specie per i giovanissimi NEET (NOT IN EDUCATION, EMPLOYMENT OR TRAINING), ovvero coloro che non studiano, non sono impegnati in corsi di formazione e non lavorano.

L’artigianato: l’intervento delle Istituzioni Politiche ed Economiche

Con questa guida avrai compreso che intraprendere la professione di Artigiano o gestire un’impresa artigiana non è assolutamente semplice; tuttavia, non devi desistere dall’affrontare questa avventura che può essere di grande successo. Ciò che conta, ovviamente, è l’essere pienamente coscienti che il mercato in cui si va ad operare è estremamente “minaccioso” e potenzialmente rischioso.

Rilevante è il sapersi costruire un brand proprio e sapersi ritagliare una “nicchia” di mercato che ci ponga al riparo dalla concorrenza. Intraprendere una strada di successo significa lanciarsi in una sfida competitiva: la domanda fulcro a cui dobbiamo da soli trovare una risposta è “Che cosa sappiamo fare veramente?”. Una volta capita la nostra naturale aspirazione, iniziamo a costruire il nostro futuro e sfruttiamo appieno ciò che la realtà è in grado di darci: essere artigiani comporta sfide che occorre conoscere e saper affrontare con oculatezza.

Un’ultimissima riflessione che vogliamo porre in evidenza è quella fatta da Giulio Carlo Argan, critico d’arte, politico e docente italiano, ex Sindaco di Roma: “l’artigianato è un’attività profondamente radicata nelle piccole città antiche e negli stessi centri storici senza conservare i contenuti storici, sociali ed economici” – e conclude la riflessione – “è indispensabile una politica dell’artigianato che sia strettamente collegata con la politica della città e del territorio. Le botteghe artigiane ancora esistenti sono anch’esse dei beni culturali da conservare perchè, a loro volta, conservano i caratteri delle città antiche e dei centri storici”.

E’ questa la strada da perseguire se si vuole davvero progettare il rilancio dell’artigianato italiano. Probabilmente è questa la fonte di ispirazione della politica messa in atto dal MISE e dal MEF che, con l’Agenzia Invitalia, danno impulso alla crescita economica del Paese, puntando sui settori strategici per lo sviluppo e l’occupazione, sul rilancio delle aree di crisi e sugli incentivi nazionali che favoriscono la nascita di nuove imprese e le startup innovative?

 

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