Qual è la disciplina che regola lo smart working nel settore privato?
La normativa italiana per regolamentare lo smart working, ha delle novità in arrivo, che cambieranno per sempre il mondo lavorativo in Italia.
Anche per il settore privato come per quello pubblico, la Legge per lo smart working, è la n. 18 del 17 marzo 2020 inserita come modalità di lavoro obbligatorio nel Decreto Cura Italia.
Mentre la disciplina che regolamenta lo smart working fa riferimento alla Legge n. 181 del 22 maggio 2017: si tratta di una Legge con molte lacune che il Governo, vuole superare in ogni caso, sapendo che comunque è una Legge che non va a priori.
Cosa dice la Legge per regolamentare lo smart working?
Sono stati emanati molti accordi nazionali sul protocollo per il funzionamento del lavoro agile.
Secondo questa Legge italiana, per adottare lo smart working è fondamentale un accordo scritto tra titolare e dipendente in cui si chiariscono i termini e, con cui il datore di lavoro stabilisce con il lavoratore: la durata, le condizioni di recesso, il modo di eseguire la prestazione, il luogo, gli strumenti usati, la formazione da seguire, il diritto di disconnettersi.
Cambiamenti per lo smart working nel settore privato
Insieme allo stato di emergenza, è stata prorogata anche la procedura per l’accesso al lavoro da remoto che non prevede di allegare un accordo con il lavoratore e che si applica semplicemente sul modulo disponibile presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Non sono ammessi altri modi per inviare la comunicazione.
Nel settore privato sono state ammesse delle linee guida per lo smart working
Dal 7 dicembre 2021, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, hanno raggiunto un accordo con il “Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile“, delle nuove tutele ed accordi fra lavoratori e datori di lavoro.
Il Ministero del lavoro e le rappresentanze sindacali, hanno sottolineato che, si aderisce allo smart working su base volontaria sottoscrivendo un accordo individuale da cui si potrebbe anche recedere.
Nel caso di rifiuto da parte del dipendente non si potrà eseguire né il licenziamento e né eventuali ammonizioni disciplinari.
Sono stati presi in considerazione anche le tutele per i lavoratori fragili, per le donne e per i disabili.
Le linee guida di questo protocollo sono completamente uguali a quelle emanate dal Dipartimento della funzione pubblica.
Conclusioni
Seguendo queste direttive si riuscirà a capire meglio come seguire la Legge che regolamenta e tutela lo smart working.