Champions League, è l'ora delle proprietà arabe?

Si chiama Saudi Vision 2030: il programma della monarchia saudita che prevede nei prossimi anni l’imminente diversificazione dell’economia del Golfo e il riposizionamento d’immagine dell’Arabia Saudita nei confronti dell’opinione pubblica internazionale. Tecnicamente definito Sportwashing, il processo è iniziato con l’inesorabile acquisizione di alcuni tra i principali club del vecchio continente. Manchester City e PSG rappresentano la punta dell’iceberg della politica espansionistica degli emiri, che attraverso l’intrattenimento massmediatico puntano ad una colossale diffusione di valori positivi, quelli abitualmente associati allo sport, per riguadagnare la credibilità persa a livello globale: violazioni dei diritti umani, disparità di genere, estremismo islamista (wahabismo), operazioni militari in Yemen e repressione delle opposizioni che hanno minato la reputazione di alcuni paesi del Golfo.

Champions League, è l’ora delle proprietà arabe?

“Il nostro obiettivo è molto semplice: rendere il Manchester City il più grande club della Premier League”, aveva dichiarato Sulaiman al-Fahim nel 2008, anno dell’acquisizione del club tramite l’Abu Dhabi United Group for Development and Investment. Oggi la squadra è di proprietà di Manṣūr bin Zāyed Āl Nahyān, proprietario anche del City Football Group, holding dell’intrattenimento sportivo che detiene le quote di maggioranza del City. Quella del PSG è invece un’esperienza qatariota firmata Nasser Al-Khelaifi: lo sceicco delle spese folli amico di Ceferin con un passato da tennista e un patrimonio da 60 miliardi. Lui che a Parigi ha costruito il trio delle meraviglie ‘Mbappe – Neymar – Messi. Nel 2021, invece, il PIF (Public Investment Fund, ricchissimo fondo sovrano saudita amministrato anche da Mohammed bin Salman) ha acquisito l’80% del Newcastle: quasi 500 milioni di sterline con l’obiettivo dichiarato di far tornare la squadra ai vertici della Premier League.  

Quello dei parigini è il caso più eclatante

Nonostante i colossali investimenti veicolati nei due principali club arabi d’Europa, City e PSG faticano a vincere in Champions. Mentalità acerba? Scelte tecniche sbagliate? Investimenti errati? Quello dei parigini è il caso più eclatante, una squadra che negli ultimi anni in Europa ha rimediato solo delusioni. Le ragioni del fallimento sono racchiuse nelle parole di Maxime Dupuis, esperto di calcio di Eurosport Francia che già lo scorso anno, dopo l’eliminazione del PSG da parte del Real, aveva notato come “il PSG sia costruito al contrario: si continua ad accumulare individualità, senza costruire un collettivo.

I dirigenti pensano di migliorare il club in questo modo, senza capire che devono fare esattamente l’opposto: guardate a ciò che hanno fatto il Liverpool o il Chelsea, ad esempio. Quello che fa il PSG è la versione reale di Football Manager”. Parole peraltro profetiche considerando l’eliminazione del club anche quest’anno ad opera del Bayern. Discorso marginalmente diverso, quello del City, che nel 2022 ha quantomeno raggiunto la finale di Champions, dimostrando maggiore lungimiranza manageriale e coesione sul piano del collettivo. La coppa è sfumata di pochissimo, a favore del Chelsea dell’allora allenatore Tuchel, ora alla guida del Bayern Monaco, prossimo avversario proprio degli uomini di Guardiola.

Real Madrid, Bayern Monaco e Liverpool continuano a recitare il ruolo di big

Real Madrid, Bayern Monaco e Liverpool continuano a recitare il ruolo di big nel vecchio continente. Reds eliminati agli ottavi. Madrileni e bavaresi provano invece a giocarsi la Champions assieme alle altre favorite del torneo: City e Napoli. Stando alle quote sulla vincente della Champions League, le speranze arabe di alzare la coppa sono tutte riposte nella squadra di Pep Guardiola. Nel complesso il Manchester City è ancora la squadra da battere (3.35 – 3.50), seguono Napoli (4.00 – 4.50), Bayern Monaco (4.50), Real Madrid (7.50 – 8.00), Inter (15.00 – 16.00) e poi Benfica, Milan e Chelsea.

Tra dieci anni questo paese potrebbe essere il centro del calcio”, ha dichiarato Rudi Garcia, attuale allenatore dell’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, l’ultima stella che ha infiammato lo sport saudita. Del resto il prossimo obiettivo di Musalli Al-Muammar, presidente del club, potrebbe essere Lionel Messi: il più grande dell’ultimo decennio che andrebbe a chiudere la carriera in Arabia Saudita, per proseguire quell’ambizioso Sportwashing che guarda ad occidente per la definitiva consacrazione e legittimazione dei paesi del Golfo.