Trasparenza e Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione: il diritto di accesso agli algoritmi tra efficienza e tutela della privacy.

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Accesso agli algoritmi di Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione: un principio di trasparenza sancito dal Consiglio di Stato

La sentenza n. 4929 del 6 giugno 2025, emessa dalla Sezione VI del Consiglio di Stato, rappresenta un punto di svolta fondamentale nella regolamentazione del diritto di accesso ai documenti amministrativi, estendendo tale diritto anche ai complessi meccanismi decisionali automatizzati basati su Intelligenza Artificiale (IA).

Questa pronuncia stabilisce con chiarezza che l’Amministrazione Pubblica non può sottrarsi all’obbligo di garantire la trasparenza sui processi decisionali automatizzati, anche quando tali processi coinvolgono algoritmi sofisticati e tecnologie di machine learning. La decisione affronta direttamente il delicato equilibrio tra la necessità di tutela dei dati personali, la complessità tecnica degli algoritmi e il diritto del cittadino ad avere piena conoscenza degli elementi che incidono sulle proprie posizioni giuridiche.

Il caso in esame
Il procedimento trae origine da un ricorso contro il rigetto, da parte di un’Amministrazione pubblica, di una richiesta di accesso agli atti finalizzata ad ottenere la logica e i dati sottostanti all’algoritmo utilizzato per la determinazione di contributi pubblici legati alla proprietà di beni immobiliari. L’appellante intendeva verificare la correttezza dell’erogazione dei contributi, sostenendo la necessità di acquisire informazioni precise per tutelare i propri diritti in una causa civile di risarcimento danni.

L’Amministrazione aveva giustificato il diniego affermando di non essere in grado di fornire dettagli sul funzionamento interno dell’algoritmo, invocando difficoltà tecniche legate alla complessità e alla natura proprietaria del software utilizzato.

I principi affermati dal Consiglio di Stato
La Corte ha respinto il diniego, sottolineando che la complessità tecnica non può essere utilizzata come pretesto per negare l’accesso, sancendo una serie di principi essenziali:

Diritto di accesso e trasparenza: Il cittadino ha diritto a conoscere non solo l’esito della decisione amministrativa, ma anche la logica e le regole che hanno portato a quella decisione, compreso il funzionamento degli algoritmi e dei modelli matematici impiegati. Questo diritto è strumentale alla tutela della difesa e alla partecipazione attiva al procedimento amministrativo.

Algoritmo come atto amministrativo informatico: Il Consiglio di Stato riconosce che l’algoritmo, benché espresso in forma digitale e matematica, costituisce un atto amministrativo a tutti gli effetti, soggetto ai principi di trasparenza e legalità sanciti dall’art. 97 della Costituzione e dalla legge n. 241/1990.

Inerzia tecnica non giustifica il diniego: La Pubblica Amministrazione non può sottrarsi all’obbligo di fornire documentazione e informazioni, anche quando la gestione delle procedure è affidata a terzi o basata su sistemi tecnologici complessi. L’onere di acquisire, rendere accessibile e spiegare tali dati spetta all’Amministrazione titolare della competenza.

Presenza indispensabile del controllo umano: Le decisioni algoritmiche devono prevedere un contributo umano che possa validare, modificare o annullare l’esito automatizzato. L’intelligenza artificiale non può sostituire completamente l’intervento della pubblica autorità, garantendo così il rispetto della discrezionalità e della responsabilità amministrativa.

Prevenzione di discriminazioni e illeciti: L’Amministrazione deve adottare misure tecniche e organizzative per evitare che gli algoritmi producano effetti discriminatori o violino i principi di imparzialità e concorrenza leale.

Esempi concreti di applicazione dell’IA nella Pubblica Amministrazione
Le amministrazioni italiane stanno progressivamente adottando soluzioni di IA per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi offerti:

Erogazione automatizzata di contributi sociali e fiscali: sistemi che valutano le domande di sostegno economico, estraendo dati da banche dati patrimoniali e reddituali e applicando regole predefinite per assegnare gli aiuti.

Gestione dei procedimenti urbanistici: algoritmi che analizzano documentazione tecnica e verificano la conformità delle richieste di permessi edilizi, accelerando le valutazioni e riducendo i tempi di risposta.

Monitoraggio e prevenzione delle frodi: sistemi basati su machine learning che identificano anomalie nelle dichiarazioni o nelle transazioni per prevenire abusi e garantire il corretto uso delle risorse pubbliche.

Questi esempi evidenziano come l’uso dell’IA possa semplificare e velocizzare l’azione amministrativa, ma al contempo pongano interrogativi cruciali sulla trasparenza e il controllo.

L’importanza della tutela della privacy nell’era dell’IA
L’utilizzo massiccio di algoritmi nella PA comporta inevitabilmente la raccolta, l’elaborazione e la conservazione di grandi quantità di dati personali. Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e la normativa nazionale impongono che tali trattamenti siano effettuati nel rispetto dei principi di liceità, minimizzazione dei dati, correttezza, trasparenza e sicurezza.

La sentenza del Consiglio di Stato si inserisce in questo contesto delicato, affermando che la trasparenza non può tradursi in una violazione della privacy, ma piuttosto deve conciliarsi con essa. Di conseguenza:

L’Amministrazione deve adottare misure tecniche per garantire che l’accesso agli algoritmi e ai dati non comporti la diffusione indiscriminata di informazioni personali sensibili o non pertinenti.

Il diritto di accesso agli algoritmi deve essere bilanciato con la protezione dei dati personali, attraverso l’adozione di misure di pseudonimizzazione, anonimizzazione o restrizione degli accessi dove necessario.

La pubblicazione o la messa a disposizione del codice sorgente e dei modelli matematici deve avvenire nel rispetto del segreto industriale e della sicurezza informatica, evitando che informazioni riservate o vulnerabilità possano essere sfruttate indebitamente.

Inoltre, l’obbligo di trasparenza richiede che i cittadini siano informati in modo chiaro e comprensibile sulle modalità di trattamento automatizzato dei dati, garantendo la possibilità di esercitare i propri diritti, quali accesso, rettifica, opposizione e reclamo.

Prospettive e sfide future
Il riconoscimento giuridico del diritto di accesso agli algoritmi è solo un primo passo verso una Pubblica Amministrazione digitale più aperta e responsabile. Sarà necessario sviluppare standard condivisi e linee guida per garantire:

La tracciabilità e la spiegabilità degli algoritmi (explainability), affinché le decisioni automatiche siano comprensibili non solo agli esperti ma anche ai cittadini interessati.

L’integrazione sistematica del controllo umano, che possa intervenire in ogni fase del procedimento e garantire la tutela dei diritti fondamentali.

L’adozione di tecnologie e politiche di sicurezza e privacy by design, che mettano al centro la protezione dei dati personali fin dalla progettazione dei sistemi.

Una formazione adeguata dei funzionari pubblici sull’uso etico e legale dell’IA, promuovendo una cultura della trasparenza e della responsabilità digitale.

Conclusioni

La sentenza n. 4929 del 6 giugno 2025 del Consiglio di Stato sancisce un principio essenziale: la tecnologia, anche quando sofisticata e complessa come l’Intelligenza Artificiale, non può escludere i cittadini dal diritto di conoscere e controllare i processi decisionali che li riguardano direttamente. La trasparenza amministrativa, unita alla tutela della privacy, deve rappresentare il faro guida per l’innovazione digitale nella Pubblica Amministrazione, affinché l’efficienza procedurale non comprometta i diritti fondamentali e la fiducia dei cittadini.

Di Edoardo Di Trolio 

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